Chi è abituato a seguire questo blog sa’, o avrà iniziato ad intuire, quanto l’Abruzzo rappresenti per molti una fonte di rinnovate scoperte. A questo proposito rivolgo a chi legge un quesito che personalmente mi viene posto spesso in merito a questo argomento: “Com’è possibile che continui a stupirti nonostante gli anni passati a visitarlo e documentarlo?

Potremmo dare risposte in parte esaustive, forse ironiche, serie o completamente errate a questa domanda, ma la realtà è che davvero lo ignoro, eppure, forse per provare a capirlo, ho deciso di scrivere l’articolo che segue.

Qualche giorno fa mi sono recato a Cansano per realizzare una serie di scatti in occasione dell’approssimarsi di Foto Sospese, progetto internazionale di scambio e condivisione di fotografie previsto per il prossimo 2 Giugno nella splendida cornice del borgo vecchio del paese, abbandonato dalla fine degli anni ’60.

Open Day Abruzzo

Foto sospese, previsto per il prossimo 2 Giugno nella splendida cornice di Cansano vecchia. Tutte le info qui.

Cansano è tra i più piccoli comuni del comprensorio della Valle Peligna, e sorge a poca distanza da Campo di Giove, alle porte del celebre Bosco di Sant’Antonio e del Parco Nazionale della Majella. La sua storia demografica è forse tra le più vive rappresentazioni locali del fenomeno migratorio abruzzese, che a partire dal primo dopoguerra ha ridotto la popolazione autoctona da poco più di 1.500 persone alle 282 censite nell’anno 2014.

Valle Peligna

Cansano (AQ) immerso nel verde delle colline che circondano la Valle Peligna.

Canada, Stati Uniti, Sud America le mete più ambite, ma anche Australia, Nuova Zelanda e Nord Europa: la popolazione cansanese nel mondo, così come quella di altre realtà similari in particolar modo dell’Abruzzo montano è una comunità lontana ma ancora sentitamente vicina alla propria terra d’origine e alle proprie tradizioni. Non a caso infatti a poca distanza dalla piazza principale del comune è stato da tempo istituito un Museo dell’Emigrazione, a mio avviso tra i più evocativi e ben realizzati della regione, realizzato con l’ausilio dei tanti cansanesi lontani che per l’occasione hanno messo a disposizione effetti personali e ricordi delle proprie famiglie costrette, per necessità, a lasciare il paese in anni tra i più feroci che questo ricordi.

Cansano

Il borgo di Cansano.

Ad ulteriore testimonianza di questo fenomeno resta oggi il borgo di Cansano vecchio, collegato alla parte nuova del paese senza soluzione di continuità da una serie di vicoli, scale e stradine che si allungano dolcemente tra piccoli scorci gentili ed improvvisi affacci panoramici sul versante occidentale della Majella, magnifica di primo mattino.

Trekking Majella

Uno degli affacci sulla Majella, vista dal paese vecchio.

Qui, orientativamente dal punto in cui la quattrocentesca chiesa di San Salvatore sembra accogliere con la sua ombra severa chi si dedichi all’esplorazione di quest’ala del paese, ha inizio un lungo susseguirsi di ruderi ed anfratti in pietra antica, nei cui interni è possibile sovente ritrovare l’arredamento essenziale proprio delle abitazioni dei borghi montani più umili. Pavimentazioni lastricate, travi a vista, supporti per lo stoccaggio di salumi e formaggi e camini di fattura popolare, utili alla cucina quotidiana dei cibi oltre che al riscaldamento domestico: tratti distintivi di un paese lontano, dove non resta che l’essenza delle case che lo costituirono.

Cansano vecchia è un borgo da visitare in punta di piedi, la cui forza risiede nel silenzio.

Cansano, coi suoi miti, i suoi terrori, le sue notti d’estate, le leggende ancora vive nei racconti di giovani e meno giovani alla luce dell’annuale fuoco di Santa Maria Cuncett, nella piazza principale del paese. Quelle stesse leggende che vogliono il “Mazzamariello” aggirarsi per i boschi limitrofi, alla ricerca di malcapitati avventori a cui tirare i suoi scherzi, o l’uso di incidere croci sui portoni per scongiurare la cattiva sorte.

riti magici

Croci incise sul portone di un’abitazione del borgo vecchio.

Seduto sulla scalinata d’ingresso di una delle sue piccole abitazioni del borgo vecchio riflettevo sulle parole “emigrazione”, “abbandono”, “mancanza”, per cercare il taglio da donare alle foto che stavo realizzando, quando la mia attenzione è stata catturata da un particolare sfuggitomi nel corso delle decine di volte che avevo visitato questo sito. Un fico dal tronco piuttosto robusto spuntava fuori dalla porta di un vecchio rudere abbandonato, col fare spontaneo di chi si sente perfettamente a suo agio in casa propria.

paesi fantasma abruzzo

Il fico.

Osservandolo mi è sembrato per un attimo di raggiungere l’intuizione che in realtà Cansano vecchia non sia affatto abbandonata, ma abbia semplicemente cambiato inquilini, e che li dove oggi l’uomo non osa osano invece fichi, ailanti, edere, e ancora eserciti di ramaccia, graminacee e gelsomini selvatici.

Rannicchiati nelle abitazioni alle quali hanno divelto tetti e solai per godere di quella pioggia e luce solare che gli uomini rifuggivano e che invece loro bramano con isteria. Affacciati ai balconi o radunati in nicchie e porticati, sono loro i nuovi cittadini che fanno di Cansano vecchia un borgo dallo stile unico e selvatico, senza compromessi di sorta.

paesi abbandonati

Alla luce del sole.

Sulla via del ritorno ho iniziato a fare capolino all’interno dei ruderi dispersi lungo il cammino, trovandovi puntualmente piante ed alberi nascosti, impegnati nelle loro quotidiane faccende.

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Cosa manca alla società in cui viviamo per far sì che ci appaia meno grigia, meno inquietante, più libera, se non una sana e sincera spontaneità, e quel tocco di verde speranza che da sempre illumina un’attitudine mentale positiva, e che a Cansano vecchia risplende ancora tra le crepe e i pertugi della storia.

Vivo a Sulmona (AQ), dove sono nato e dove da qualche anno ho deciso di tornare a vivere. Mi occupo di web content e redazione di articoli, saggi e sceneggiature. Dall'autunno del 2013 sono inoltre editor di Gotico Abruzzese, un progetto nato con l'intento di raccontare un Abruzzo onirico e fuori dall'ordinario.