di Susanna Camerlengo.

Fa discutere la possibile e imminente approvazione del nuovo Testo Unico Forestale, in questi giorni al vaglio della Commissione Parlamentare per la Semplificazione, in attesa della firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un decreto teorizzato per  “riconoscere il patrimonio forestale nazionale come bene di rilevante interesse pubblico“, ma che di fatto rappresenta, come è stato definito, un vero e proprio “assalto ai boschi italiani“, in quanto ne permetterebbe uno sfruttamento massificato per fini meramente commerciali.

Escursione Parco Nazionale Abruzzo

Faggeta nel Parco Nazionale D’Abruzzo |  © Antonio Secondo

A pochi mesi dai devastanti incendi estivi che hanno interessato migliaia di ettari di foreste su tutto il territorio italiano, l’approvazione di questo decreto rappresenterebbe, secondo gli esperti, un vero e proprio colpo di grazia al patrimonio boschivo della Penisola.

Giuristi e professionisti del settore hanno infatti evidenziato come il testo poco chiaro del decreto fornisca ampio margine di intervento a speculatori, che attraverso le maglie di interpretazione del TUF sarebbero autorizzati a monetizzare incondizionatamente sul taglio degli alberi, anche in zone protette. Una prospettiva allarmante, che porta in dote rischi collaterali, quali l’aumento di traffico pesante (e quindi di inquinamento) in zone montane per il taglio e il trasporto del legname, la perdita di biodiversità, i dissesti idrogeologici, e le infiltrazioni criminali nei diversi territori.

E’ davvero paradossale che, di fronte al problema dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e fertilità dei suoli, dei recenti devastanti incendi di cui sempre più, dal Nord al Sud, si sospetta il legame criminale con le centrali a biomasse, invece che conservare gli alberi esistenti e piantarne altri, se ne incentivi il loro abbattimento! – Patrizia Gentilini, Il Fatto Quotidiano

In una Regione come l’Abruzzo, che ha appena iniziato a rialzarsi dalle numerose criticità dettate dagli incendi dolosi, questa riforma ha rappresentato un campanello d’allarme per attivisti, ricercatori, associazioni, ambientalisti, operatori turistici e rappresentanti istituzionali di zone dalla forte vocazione paesaggistica e naturalistica. In molti sono, per esempio, già firmatari di un appello promosso del Comitato TerrA – Territori Attivi, impegnata nella divulgazione di osservazioni critiche in merito a diversi punti del Testo Unico Forestale.

Abbiamo deciso di interpellare un docente e ricercatore abruzzese in ecologia, paesaggio e gestione delle risorse naturali presso l’Università di Brest in Bretagna, per approfondire l’argomento.


. Perché questa legge è contestata da molti?
Perché promuove una concezione medievale della gestione del territorio.

. Quindi una cosa bella per noi gotici!
Beh purtroppo non medievale nell’accezione romantica, ma in riferimento alla parte peggiore del medioevo. Alla base di questo Testo Unico Forestale c’è la stessa ottusità medievale, il suo stesso lato oscuro.

. Secondo i promotori sarebbe invece una legge innovativa e all’avanguardia per il nostro Paese.
L’unico motivo per cui possiamo considerarla innovativa è perché tutto il mondo sta andando verso una politica e l’Italia invece va dal lato opposto. Come è già accaduto in altre occasioni, ad esempio nel caso della Legge ”Sfascia Parchi” o quella che ha smembrato il Corpo Forestale dello Stato.

taglio legna abruzzo

Valle Roveto | © Antonio Secondo

Ma ci rendiamo conto che mentre tutto il mondo sgomita per creare più aree protette e dotarsi di un corpo di polizia per la protezione del patrimonio ambientale, noi invece scegliamo esattamente la via opposta?!

L’Italia creò le sue prime aree protette negli anni ‘20, la Francia negli anni ’90! Avevamo un apparato come il Corpo Forestale dello Stato invidiato dall’Europa intera, e ora abbiamo lasciato campo libero a tutti coloro che sull’ambiente ci speculano.

Senza considerare che nell’epoca del cambiamento climatico tutte le Nazioni corrono ai ripari cercando di individuare la migliore strategia per mitigarne gli effetti, e noi andiamo a tagliare i boschi che rappresentano l’elemento fondamentale se non l’unico per aiutarci in quel senso, andando a sequestrare gran parte della CO2 che le nostre attività producono!

. Secondo questa proposta di legge potranno quindi essere tagliati tutti i tipi di boschi? Anche quelli con un riconosciuto valore storico-culturale?
Esistono tantissimi tipi di boschi, ma questa legge ignora gran parte delle distinzioni. Abbiamo boschi naturali e artificiali, ma anche quelli artificiali (cioè piantati dall’uomo) assumono nel corso degli anni dei connotati tipici di un bosco che ha già raggiunto un buon livello di equilibrio ecologico.

Ad esempio abbiamo molte pinete che si sono oramai evolute fino ad avere caratteristiche assimilabili a quelle di un bosco naturale, ma questa legge non li riconosce come tali e quindi ne rende possibile il taglio.

. Quindi per capirci, il testo di legge prevede che tutti i boschi e le foreste che sono stati piantati dall’uomo possono essere concessi per lo sfruttamento della loro biomassa?
Esattamente. E questo vale anche per pioppeti, castagneti e tutte le foreste che siano nate spontaneamente a seguito del rinselvatichirsi dei terreni precedentemente di uso agricolo.

. Che in una regione come l’Abruzzo rappresentano un’altissima percentuale della superficie boschiva totale.
Giusto, ma questo vale per la stragrande maggioranza del nostro Paese.

. E per quanto riguarda boschi e foreste che hanno un forte valore storico-culturale?
L’unico valore culturale riconosciuto da questa proposta di legge è quello economico per poter tagliare il bosco. Non esiste altro.

. Ci fai qualche esempio di boschi abruzzesi che verrebbero colpiti da queste norme assurde?
Beh, uno su tutti come esempio, direi il noto Bosco di Sant’Antonio a Pescocostanzo, che potrebbe facilmente avere il “piacere” di rivivere il momento peggiore della sua storia, come successe secoli fa quando da bosco sacro e intoccabile venne tagliato e capitozzato la prima volta. Oggi sta molto meglio, è un bosco con molti alberi vetusti, ad alto fusto e con dimensioni ragguardevoli, considerando che non viene utilizzato da almeno un secolo o due. Sta riacquisendo delle belle caratteristiche naturali. Così come formulata, questa legge potrebbe facilmente dare il via al suo sfruttamento, urbanizzazione, sancendone la fine totale.

La legge a quanto pare ama molto i boschi, e li condanna ad essere tali solo sulla carta. In realtà ne favorisce la loro sparizione, manomissione od urbanizzazione.

. Questo non contravverrebbe a numerose norme comunitarie?
Evidentemente ai legislatori non interessa. Diciamo che questa proposta non dice chiaramente che si può tagliare tutto, ma ha delle maglie talmente larghe e permissive, che sancisce la potenziale distruzione del patrimonio boschivo italiano semplicemente grazie a delle interpretazioni utilitaristiche dei singoli articoli.

Parco Nazionale della Majella

Il Morrone, qualche settimana prima dell’incendio dell’agosto scorso |  © Antonio Secondo.

. Tornando invece al dato culturale, secondo te quanto ha influito la religione di Stato nel rendere così facile per molti lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, mentre per altre culture, come ad esempio per i popoli del Nord Europa, boschi e foreste e fauna e flora selvatiche conservano ancora un’aura di sacralità?
La religione cattolica ha due distinte concezioni della Natura, c’è quella specista che in soldoni afferma che l’Uomo è una specie superiore, e ha il diritto di giocare a suo piacimento con tutti gli altri elementi del Pianeta. Poi abbiamo invece una concezione creazionista che considera ancora sacre tutte le creature in quanto create appunto da Dio.

.Questo sarebbe in linea con il pensiero di Papa Francesco.
Teoricamente sì, anche se i promotori della legge la difendono affermando che sia in linea con la famosa Enciclica “Laudato Sii”, giustificandone in questo modo i contenuti. Questa però è una pura menzogna che viene facilmente smascherata analizzando il testo di legge punto per punto e scoprendone la sua vera natura utilitaristica di norma fondamentalmente contro l’intero patrimonio ambientale italiano.

. Mi vengono in mente gli scenari cari a noi gotici, che sappiamo riconoscere il valore artistico e sentimentale anche di un rudere nascosto in mezzo alla macchia, all’emozione che si prova entrando ad esempio tra le macerie di una chiesa di campagna ora circondata dai boschi.
Iniziate allora a dire addio a queste immagini romantiche. Il Testo Unico Forestale, così come formulato, prevede anche che gli edifici e i ruderi abbandonati che si trovano in aree boschive possano essere completamente distrutti ed eventualmente riedificati, così come si possono costruire strutture e infrastrutture ex-novo come compensazione del taglio effettuato. Per fare un esempio eclatante, si potrebbe tagliare la pineta di Vittorito e costruirci sopra un bel resort a compensazione della distruzione del bosco. Quindi un bene che nasce pubblico può venire distrutto a favore di un bene privato. Questo è quanto.

. C’è un modo per bloccare questa condanna a morte del patrimonio ambientale italiano?
Sperare che tutti i promotori cambino idea grazie anche al movimento che sta nascendo per bloccare il procedimento e si rendano conto che il loro nome sarà per sempre legato allo sfacelo del territorio nazionale.

. Questa legge ha come scopo il far tornare l’intero territorio nazionale alla sua condizione peggiore di sfruttamento, senza possibilità di migliorare! Ma quindi per chi è stata pensata?
Semplicemente per ergere centri di potere a livello ministeriale, accademico, universitario e industriale ed alimentare il malaffare che spesso si nasconde dietro la filiera delle biomasse, e far lavorare tutta quella gente che è stata indottrinata nelle università con una marea di sciocchezze sulla gestione (sbagliata) del territorio.

Se questi soldi venissero spesi per opere pubbliche e per combattere ad esempio l’ inquinamento ambientale avremmo ancora numerosi posti di lavoro da offrire, ma realmente utili al Paese intero, e non a pochi interessati al proprio ritorno economico.

incendio morrone

Incendio sul Morrone | © Antonio Secondo

. Prima di salutarci, vuoi raccontarci di un bosco abruzzese che ti sta particolarmente a cuore?
Sicuramente il Bosco della Difesa di Molina Aterno (AQ) fa parte del mio bagaglio culturale personale, essendo io cresciuto in quelle zone. Ed è per altro un caso emblematico di cattiva gestione. Se pensiamo che prima della seconda guerra mondiale non era mai stato tagliato, possiamo immaginarci tutta la sua bellezza e importanza per le popolazioni.

Lo tagliarono i tedeschi proprio durante il secondo conflitto mondiale, e dopo 60 anni ci ha pensato l’attuale Amministrazione Comunale a tagliarlo di nuovo. Ma non sarebbe meglio invece realizzare un progetto per il recupero di questo paesaggio rurale fondamentale? Con questa nuova legge, pratiche deleterie come questa sarebbero ufficialmente consolidate.

. Non ci resta che chiedere aiuto agli spiriti dei boschi.
Il mio mazzamurello personale è già incazzato forte.

Agroecologa e amante visionaria del mio territorio, dei suoi paesaggi, della sua cultura. Sono membro del team di traduttori del manuale "Permaculture: A Designers' scritto da Bill Mollison e una degli "abruzzesi tornati a casa" intervistata da Gotico Abruzzese.